Elisabetta Idda Olla
Storia del nuovo e doppio cognome - Articolo di Elisabetta Idda Olla

Storia del nuovo e doppio cognome

A volte mi capita di scherzare sul fatto che il mio primo lavoro da copy sia stato il mio cambio cognome, il mio renaming. Se mi conosci poco o non mi conosci affatto potresti ignorare che Idda Olla non è il cognome che mi è stato dato alla nascita. In questo articolo parlo di come io ho cambiato cognome e di passaggio ti racconto un po’ di cose su doppio cognome e cognome materno. 

Cambio cognome: quando il rebranding passa dall’ufficio anagrafe

Ai marchi succede di non sentirsi più rappresentati dal modo in cui vengono percepiti e per questo avviano un processo di rebranding. A me è capitata la stessa cosa con il mio cognome. La mia è una famiglia un po’ acrobatica, i miei genitori si sono separati quando io avevo nove anni poi mia madre si è risposata. A partire da quel momento, ho cominciato a pensare che il cognome che mi era stato dato all’anagrafe quando sono nata, nel 1991, non fosse più quello che mi rappresentava al meglio. Così, non ricordo nemmeno perché, se per un esame o per passatempo, avevo letto un articolo su una rivista di linguistica che parlava della questione del cognome materno, abbastanza calda in quel periodo (e anche in questo a dirla tutta). Articolo dopo articolo ho capito una cosa che non avrei mai pensato: aggiungere il cognome materno in Italia era spaventosamente facile e cambiare cognome non solo era possibile, ma anche abbastanza semplice.

Cambiare cognome in Italia: una possibilità ma non un diritto

In Italia si può cambiare cognome ma la modifica deve essere autorizzata da un prefetto e deve essere motivata da cause “oggettivamente rilevanti, supportate da adeguata documentazione e da significative motivazioni”. Vale a dire, se vuoi cambiare cognome lo puoi fare, ma non per chiamarti Knowles come Beyoncé o per prendere cognomi prestigiosi o storici che ti facciano guadagnare notorietà o cavalcare un’onda di fama già esistente. 

Si potrebbe obiettare che non sia molto chiaro parlare di motivazioni oggettivamente rilevanti e significative. Verissimo: ciò che è rilevante per una persona non è detto che lo sia per le altre. In base alla mia esperienza, come ti dirò nel dettaglio, le richieste che ho visto accettare mentre portavo avanti la mia pratica alla prefettura di Cagliari erano di due tipi: famiglie acrobatiche come la mia e cognomi d’origine brutti. 

I cognomi cacofonici o, come dice prefettura.it, “ridicoli, vergognosi o rivelante l’origine naturale” sono tra quelli che si possono cambiare più facilmente. Vicini alla mia richiesta c’erano molti moduli firmati Troìa e Pillittu, per esempio. Sul primo caso non credo ci sia bisogno di spiegarti nulla, penso invece che per il secondo cognome, se non conosci il sardo, ti interesserà sapere che pillittu è uno dei tanti modi con cui in Sardegna ci si può riferire alla vagina. 

Ma nel concreto, come si cambia cognome in Italia? 

Cambiare cognome in ItaliaSi compilano dei moduli e si consegnano in prefettura. Se il prefetto ritiene che le motivazioni alla base della richiesta sono valide, allora emette un decreto provvisorio. Questo decreto per poter diventare definitivo deve rimanere affisso all’albo pretorio del proprio comune di nascita e di quello di residenza per trenta giorni. 

Passati questi trenta giorni, se nessuna persona si fa avanti per fare obiezione (per la serie: chi ha qualcosa da dire parli ora o taccia per sempre), si può richiedere al prefetto il decreto definitivo e con quello si va all’anagrafe e all’agenzia delle entrate per richiedere la nuova carta di identità e il nuovo codice fiscale.

Casistiche particolari nel cambio cognome

All’interno di una procedura tutto sommato abbastanza fattibile, non mancano le cose (un po’) assurde.

Per esempio se vuoi aggiungere un cognome a rischio di estinzione, serve allegare alla richiesta un albero genealogico, cosa che probabilmente ti farà sentire alla scuola elementare.

Se vuoi cambiare cognome, hai bisogno di allegare diverse dichiarazioni di assenso: ci deve essere quella di chi ti dà il nuovo cognome e quella della persona di cui lo perdi. Quest’ultima dichiarazione non è obbligatoria, perché di fatto non sempre può essere fattibile: pensa a chi cambia cognome perché non ha più rapporti con il proprio padre biologico e con la sua famiglia. Come conseguenza di questa cosa, se vuoi prendere un cognome estinto da 40 anni, probabilmente la tua richiesta non verrà accolta. Ad ogni modo, la dichiarazione di assenso della persona di cui perdi il cognome non è strettamente necessaria, per esempio io non l’avevo, come ti dirò tra qualche paragrafo.

Un altro caso previsto a priori è quello dell’aggiunta del cognome del compagno o del secondo marito della propria madre, che comunque per essere approvata deve passare attraverso due dichiarazioni di consenso: una del padre biologico e una del compagno o del secondo marito della madre. La particolarità di questa casistica è che la dichiarazione di assenso del compagno o del secondo marito può essere sostituita da quella di suo figlio o sua figlia, purché sia maggiorenne. Io capisco molto bene questa eventualità, questa voglia tra fratelli e sorelle di avere lo stesso cognome, perché la prima volta che ho sentito stridere il mio cognome è quando avevo 13 anni, mia sorella era appena nata e io ho pensato a quanto sarebbe stato bello condividere con lei il cognome.

Il mio nuovo cognome

Il mio cambio cognome è un mix di quasi tutte queste casistiche. Ho cambiato il cognome, non perché fosse ridicolo o cacofonico, ma perché non lo sentivo più mio. Da femminista volevo il cognome materno, ma volevo anche quello del secondo marito di mia madre e di mia sorella, quindi ho fatto due prove: Idda Olla, Olla Idda. La prima opzione suonava meglio e così ho scelto, orgogliosa di poter mettere in pole position Idda, il cognome di mia madre. 

Quali sono state le tempistiche per il mio cambio cognome?

Novembre 2012. Ho consegnato la mia richiesta alla prefettura di Cagliari insieme a non troppi documenti: una copia della mia carta di identità, un foglio con scritte le motivazioni per cui volevo cambiare cognome, un’autocertificazione dei miei dati anagrafici e due dichiarazioni di assenso, una di mia madre e una di suo marito.

Marzo 2013. Il prefetto ha emanato un decreto provvisorio in cui diceva che avevo fatto una richiesta di cambio cognome “meritevole di considerazione”. Questo documento è dovuto rimanere affisso per 30 giorni all’albo pretorio del comune dove sono nata e in quello dove avevo la residenza. Siccome io non avevo consegnato la dichiarazione di assenso della persona di cui stavo perdendo il cognome, la procedura prevede che a quella persona un ufficiale giudiziario consegni una copia del decreto provvisorio. Questo passaggio viene fatto per dare modo a tutte le persone coinvolte di essere aggiornate e informate sul cambio cognome, perché, diciamoci la verità, non è che stiamo sempre lì a controllare l’albo pretorio del nostro comune. Io all’epoca avevo 21 anni e non sapevo nemmeno cosa fosse.

Aprile 2013. Una volta passati i 30 giorni dall’affissione, sono andata a raccogliere le prove del fatto che non erano state mosse obiezioni contro il mio cambio cognome e le ho consegnate in prefettura a Cagliari, dove la mia pratica è stata messa in coda per essere controllata e lavorata dal prefetto. 

Maggio 2013. Quest’ultima fase in prefettura è la più rapida. Il 21 maggio il prefetto ha emesso un decreto definitivo con cui, effettivamente, sono diventata Elisabetta Idda Olla e ho potuto richiedere nuovi documenti. Se ti chiedi com’è fatto un decreto di cambio cognome, lo trovi qui.

Si devono cambiare i documenti quando si cambia cognome?

Come immaginerai la risposta è sì. Ho richiesto all’anagrafe e all’agenzia delle entrate di modificare la mia scheda anagrafica, perché ovviamente cambiando cognome è cambiato anche il mio codice fiscale. È un vero e proprio cambio di identità, se ci pensi, quindi è normale dover rifare tutti i documenti e io mi ero preparata. Quasi subito ho avuto il mio nuovo codice fiscale, mentre per la carta di identità ho aspettato fino al 13 agosto. La modifica del codice fiscale ha fatto sì che alcune cose, come per esempio il cassetto fiscale e il mio profilo sul sito dell’INPS, si aggiornassero in automatico. Per altre cose, come patente, conto in banca e università per esempio, ho dovuto chiedere un aggiornamento manuale della mia scheda anagrafica. 

Quanto costa cambiare cognome in Italia?

Di base niente, pagherai solo il costo di un po’ di marche da bollo da € 16, non mi ricordo quante esattamente, diciamo almeno tre. Attenzione: il cambio del cognome non ha nessuna conseguenza su aspetti legali come patria potestà, eredità etc. Altra cosa: cambiare cognome ha effetti solo sui tuoi documenti, ma non ha niente a che vedere con il concetto di adozione. Per intenderci: non è che il marito di mia madre mi abbia adottato, non sono diventata sua erede. È un semplice cambio di dati anagrafici.

Com’è, a livello psicologico, cambiare cognome?

Io pensavo che imparare a vivere con un nuovo cognome sarebbe stato difficile, una cosa per cui mi sarei dovuta sforzare ma alla quale non mi sarei mai completamente e genuinamente abituata. Invece? Non solo mi sono abituata, ma è anche un cognome che sento mio di istinto, senza forzature. Sento Idda Olla come parte integrante del mio nome, nemmeno penso più che è un cognome 2.0. 

Non dico che non mi ricordi di avere avuto un cognome diverso per quasi 22 anni. Anche il mio vecchio cognome mi suona familiare, però è quello a sembrarmi strano ora, non il nuovo. Ci sono pochissime persone alle quali ogni tanto scappa il mio vecchio cognome quando mi chiamano, ma si correggono subito e se non lo fanno ci penso io. 

Quante volte mi sbagliano il cognome?

Moltissime e in modi sempre diversi. Alcune persone si fanno lo sconto: solo Olla, solo Idda. C’è chi li inverte, chi pensa che Idda sia il mio secondo nome (chi sono i genitori crudeli che chiamano la propria figlia Idda?!). Poi c’è chi si prende licenze: per esempio L’Internazionale, il settimanale, viene spedito a Ola Idda Elisabetta, quando arriva ringrazio per la ola e l’incoraggiamento. Subito dopo mi arrabbio perché dopo mille segnalazioni ancora non l’hanno corretto. 

A tal proposito, nel 2021 tra i miei buoni propositi c’è stato quello di essere meno tollerante con chi sbaglia il mio cognome. Ho iniziato a correggere le persone che me lo sbagliavano e a richiedere maggiore precisione. La mia è voglia di rompere le scatole? Anche, ma è soprattutto voglia che le persone, anche in Italia, si abituino ai doppi cognomi e imparino a maneggiarli. Conosco tante donne che sono diventate madri negli ultimi anni e hanno trasmesso anche il loro cognome e mi auguro che questa pratica diventi presto la normalità.

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